Il Torrone

È uno dei dolci italiani più conosciuti e graditi per la ricchezza e la varietà dei suoi ingredienti (impasto di miele, zucchero, albume d’uovo, farcito con arachidi, pistacchi, noci, nocciole e mandorle tostate, frutta candita, poi ricoperto da una sottilissima “ostia” di frumento o da gustoso strato di cioccolato). Viene sempre più apprezzato anche al di là della tradizione natalizia che lo ha sempre visto grande protagonista.

Una storia ultra millenaria
Anche perché in realtà questo dolce viene prodotto da molto prima che il Natale diventasse una festa. Se ne trovano infatti tracce già nel V secolo a.C., quando i Sanniti, antica popolazione italica, si insediarono stabilmente nel Centro Italia, specialmente nella regione Campania.
Per i Romani il torrone (dal termine latino “torrere”, che significa tostare) era consumato alla fine dei pasti nobiliari, accompagnato da vino dolce e aromatizzato, ma, curiosamente, veniva fornito in abbondanza anche alle truppe scelte dei legionari che andavano in battaglia. Questo perché era considerato un alimento non solo piacevole ma anche molto energetico, facile da preparare con i prodotti naturali (miele, mandorle e frutta) che si trovavano lungo il cammino e perché, vista la sua consistenza e la forma ricavata da piccoli stampi, era altrettanto facile da trasportare.

Artigiani e industriali
A dare ampia diffusione a questo dolce furino gli esperti pasticceri al seguito dei dominatori arabi del sud Italia. Lo scoprirono in Sicilia, lo arricchirono con altri loro prodotti, come i pistacchi e la frutta candita, e lo fecero conoscere in tutti i Paesi del Mediterraneo. Non a caso in Sicilia ancora oggi si producono torroni squisiti e originali, anche se altre nove regioni italiane ne hanno fatto, da secoli, la propria specialità dolciaria delle feste. In queste regioni, ma anche nelle singole città, quasi ogni pasticceria artigianale ha le sue ricette, le sue varianti, le sue composizioni. Ci sono anche delle ottime produzioni industriali, specie nella città di Cremona, nella regione Lombardia, dove si sostiene che il nome torrone derivi da “Torrazzo”, come viene chiamata la torre campanaria del XIII secolo diventata simbolo della città. Nella storica Cremona già cinque secoli fa si usava acquistare il torrone per donarlo alle persone molto importanti.

Due versioni
Il torrone si presenta nella versione dura (“consigliata dai dentisti per fare poi buoni affari”, dice un vecchio detto popolare) e morbida. Per ottenere la prima, il torrone può cuocere anche fino a 12 ore. Per la seconda versione, quella morbida, bastano due ore di cottura. In questo caso anche l’impasto originale è meno denso.

Il vino giusto
Per continuare con le usanze degli antichi Romani, possiamo abbinare al torrone il vino passito, ottenuto da uve fatte appassire per eliminare l’acqua contenuta negli acini e conservare invece gli zuccheri che regalano al palato un piacevole gusto dolce. Il vino passito si adatta bene a qualsiasi tipo di torrone, anche a quello ricoperto con il cioccolato.

 

  • 4 Dicembre 2016
  • in: Dolci
  • by Franco Faggiani